La teoria del capobranco nei cani è superata e dannosa, ecco perché (ricerche scientifiche)
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Comportamento / Lifestyle

La teoria del capobranco nei cani è superata e dannosa, ecco perché (ricerche scientifiche)

La teoria del capobranco ha influenzato a lungo il modo in cui molte persone educano i propri cani. Basata sull’idea che i comportamenti indesiderati derivino da un tentativo di scalata gerarchica, la teoria ha portato a metodi di addestramento coercitivi e spesso inefficaci.

Ma le ricerche scientifiche moderne hanno dimostrato che il comportamento canino è molto più complesso e che approcci basati sul concetto di branco possono causare più danni che benefici.

Cosa si intende per teoria del capobranco

La teoria del capobranco si basa sull’idea che i cani abbiano una struttura sociale simile a quella dei lupi, caratterizzata da una rigida gerarchia dominata da un leader alfa. Ma le osservazioni scientifiche più recenti indicano che i lupi in natura vivono in branchi basati su legami familiari piuttosto che su dinamiche di dominanza rigida. Il concetto, applicato ai cani domestici, è stato erroneamente interpretato e spesso portato a metodi coercitivi.

Nel contesto della convivenza tra umani e cani, la maggior parte dei comportamenti indesiderati non deriva dal tentativo di ottenere una posizione dominante, ma da errori di gestione o da comportamenti involontariamente rinforzati dai proprietari.

Perché la teoria del capobranco è superata

Limitazioni scientifiche

Le ricerche più recenti evidenziano che i cani, pur essendo discendenti dei lupi, hanno sviluppato comportamenti sociali distinti. A differenza dei lupi, che vivono in branchi basati su legami familiari, i cani hanno evoluto strategie di sopravvivenza che privilegiano la collaborazione con gli umani piuttosto che la competizione gerarchica (Coppinger & Coppinger, 2002).

Conseguenze negative dell’approccio basato sul capobranco

  • Aumento della paura e dell’ansia: metodi coercitivi, come l’“alpha roll” o le punizioni fisiche, possono aumentare lo stress del cane, peggiorando comportamenti aggressivi o ansiosi (Herron et al., 2008).
  • Mancanza di comprensione delle cause reali: molti comportamenti indesiderati derivano da paura, noia o mancato addestramento, non da una presunta volontà di dominare.
  • Relazione antagonistica: l’uso della forza può deteriorare il legame tra proprietario e cane, compromettendo la fiducia reciproca.

Strategie efficaci per gestire il comportamento canino

Leadership positiva

La leadership non è sinonimo di dominanza. Un buon leader per il proprio cane stabilisce regole chiare e coerenti, utilizza il rinforzo positivo e comunica in modo efficace. La leadership si ottiene attraverso premi e rinforzi per i comportamenti desiderati, evitando il rinforzo di quelli indesiderati.

Strategie basate sull’apprendimento

  1. Condizionamento operante: premiare i comportamenti corretti per aumentarne la frequenza. Ad esempio, un cane che si siede su comando riceve uno snack o una carezza come ricompensa.
  2. Desensibilizzazione e contro-condizionamento: tecniche efficaci per affrontare paure o reazioni aggressive. Gradualmente, il cane viene esposto a uno stimolo temuto associandolo a esperienze positive.
  3. Gestione dell’ambiente: prevenire comportamenti indesiderati eliminando le opportunità di metterli in atto. Ad esempio, utilizzare cancelli per limitare l’accesso a stanze specifiche.

Miti comuni sulla teoria del capobranco

Il cane che salta addosso vuole dominare

Saltare addosso è spesso un modo per attirare l’attenzione, non un segno di dominio. Ignorare il comportamento e premiare il cane quando è calmo è il modo migliore per gestirlo.

Mangiare prima del cane stabilisce chi comanda

Non ci sono evidenze scientifiche che supportino tale pratica. La gestione dei pasti dovrebbe essere coerente, ma non è legata alla gerarchia.

Il cane che cammina davanti è dominante

Camminare davanti può semplicemente indicare entusiasmo o curiosità. Un cane ben educato può camminare ovunque purché risponda ai comandi.

La teoria del capobranco è ormai sbagliata

La teoria del capobranco è stata ampiamente smentita dalla scienza moderna. Applicare un modello di dominanza rigida ai cani si basa su un fraintendimento delle loro dinamiche sociali ed evolutive. I cani non vivono in branchi gerarchici simili a quelli dei lupi, ma si sono adattati a convivere con gli umani sviluppando comportamenti di collaborazione e fiducia. Approcci coercitivi, basati sull’idea di stabilire un ruolo dominante, non solo sono inefficaci ma possono generare ansia, paura e comportamenti aggressivi.

Le ricerche scientifiche dimostrano che metodi basati sul rinforzo positivo e sulla comprensione del comportamento individuale del cane sono più efficaci e rispettosi del benessere dell’animale. La vera leadership non consiste nell’imporre autorità, ma nel guidare con coerenza, empatia e comunicazione chiara. Adottare strategie moderne e basate su evidenze scientifiche non solo migliora la qualità della vita del cane, ma rafforza anche il legame tra proprietario e animale.

Dunque la teoria del capobranco non solo è superata, ma può anche essere dannosa per il benessere del cane e per il rapporto con il proprietario. Gli approcci moderni, basati su evidenze scientifiche, promuovono metodi positivi che rafforzano la fiducia e la collaborazione. Comprendere le reali motivazioni dietro i comportamenti canini è il primo passo per costruire una relazione armoniosa e soddisfacente con il proprio animale.